La chiesa

Il Territorio
Villanova è una frazione facente parte del Comune di Guidonia Montecelio (Roma).  Con la vicina frazione de La Botte è una delle più popolate frazioni del comune di Guidonia Montecelio, comprendendo circa 23.000 abitanti, contando solo i residenti. Della Parrocchia fa parte inoltre una zona appartenente al Comune di Tivoli, da aggiungere al territorio di Villanova. La Frazione di Villanova, fino agli anni sessanta del secolo scorso, veniva chiamata “Le Sprete”, toponimo già registrato nel diciassettesimo secolo, di origine incerta, forse da ricondurre alla Vallis Pretrae (dal latino, valle della pietra) con riferimento alle pietrosità e alla durezza del suolo della zona).
La Via Maremmana, alberata, divide in due il centro abitato e separa le zone esistenti sin dalle origini: a destra “Le Sprete” (di cui abbiamo appena parlato) e a sinistra “Le Fosse” e la “Campanella”.
Il suo attuale nome “Villanova” venne scelto per assonanza con quello della confinante Villalba, sempre nel comune di Guidonia Montecelio, e della limitrofa Villa Adriana, frazione quest’ultima appartenente al comune di Tivoli, dove è ospitata l’omonima residenza romana.
Situata 5 km da Tivoli e a poco più di 20 km dalla Capitale, Villanova è una delle più popolose frazioni del comune, anche grazie alla ricchezza di attività e servizi offerti ai cittadini.

La chiesa
il 1 maggio 1959 il Vescovo di Tivoli S. E. Mons. Luigi Faveri, benedisse la posa della prima pietra della costruzione della nuova chiesa parrocchiale e dei locali annessi.
La chiesa realizzata su progetto dell’architetto Prediliano Beni, i lavori curati dall’ingegner Ulderico Ariano che regalò personalmente il battistero in occasione del primo battesimo celebrato nella nuova chiesa (quello del proprio figlio).
Splendidi all’interno i 3 mosaici del Favret di Pietrasanta secondo la tecnica della scuola di Venezia e che raffigurano San Giuseppe Artigiano, la Madonna con il Gesù adolescente; il Sacro Cuore; la Madonna di Pompei.
Altro elemento altamente ornamentale è la cupola ottagonale sorretta da otto travi a vista in ferro. La chiesa di San Giuseppe Artigiano, accolse i fedeli ospitati fino a quella data nella piccola cappella annessa all’Azienda Agricola Tiburtina.